Sgarrare durante la dieta è davvero un problema?

Sgarrare durante la dieta è davvero un problema? Risponde il nutrizionista per sportivi.

Sgarrare durante la dieta è davvero un problema? Risponde il nutrizionista per sportivi.

Con questo articolo ho intenzione di parlarti del nemico silenzioso di ogni percorso nutrizionale. Non esiste paziente che non ne tema le conseguenze sul peso e sulla prestazione. Ebbene sì, oggi parliamo dello sgarro alimentare. Sei curioso di sapere se sgarrare nella dieta faccia davvero così male? Hai paura che il tuo sgarro possa rovinare il tuo nuovo percorso di alimentazione? Oppure stai semplicemente cercando informazioni scritte da un professionista per capire se sgarrare nella dieta influenzi così pesantemente tutti gli sforzi che hai fatto finora? Continua a leggere per scoprire tutte le informazioni da sapere su questo argomento.

Inizia un nuovo percorso alimentare

Cosa si intende per “sgarrare nella dieta”? Ecco le differenze con un pasto libero.

Ma lo sgarro, esattamente, che cos’è? Partiamo da una definizione certa, quella della Treccani, che per sgarro intende “mancanza di esattezza, di precisione, di puntualità”. Per definizione, quindi, anche mangiare meno di quanto indicato è uno sgarro; se sono previsti 100g di pasta e ne vengono mangiati 80g è uno sgarro.

Nella dietetica classica è estremamente più semplice che lo sgarro sia in eccesso. Tuttavia, come nutrizionista sportivo, ho uno scenario molto più variegato e posso assicurare che ce la giochiamo tra i due eccessi.

Quali sono le differenze principali tra sgarro e pasto libero? Spesso in studio noto tanta confusione tra sgarro e pasto libero. Molti pazienti che vedo la prima volta li considerano sinonimi, ma è un errore di concetto. Il pasto libero è incluso in ogni piano che elaboro, a prescindere dall’obiettivo. È un vero e proprio obbligo per il paziente concederselo, per tutta una serie di ragioni che non riporto qui perché non è l’oggetto di questo articolo. Lo sgarro, invece, è una fuoriuscita da ciò che è previsto nel piano. È, quindi, un errore.

Se pensi che stia spaccando il capello in quattro ti assicuro che non è così, facciamo un esempio. Se il pasto libero si equipara allo sgarro, la persona avrà sempre timore di farlo, perché lo considera negativo. Di conseguenza penserà che non farlo sia meglio e non lo farà, arriverà al controllo tutta contenta e col petto in fuori esclamandomi di essere stata super ligia, anzi, addirittura di non aver mai sgarrato facendo il pasto libero.

In conclusione avrà introdotto un quantitativo calorico diverso di quello da me calcolato, non avrà provocato determinati stimoli metabolici molto utili ai fini del risultato nel lungo periodo. Insomma, ha complicato le cose.

Quali sono le origini dello sgarro alimentare?

Lo sgarro può avere due origini, tra le quali c’è una differenza abissale ed è fondamentale capire in quale delle due situazioni si trova il paziente.

  • Eccesso di fame/sazietà
  • Convivialità

Eccesso di fame/sazietà: in questo caso il problema è nel piano nutrizionale.
Alimentazioni troppo restrittive portano a sgarrare naturalmente. Il paziente rispetta finché riesce, dopodiché molla ed ecco che si arriva allo sgarro. Allo stesso modo, se inseriamo troppe calorie nel piano la persona non riuscirà a raggiungerle e, quindi, non potrà rispettare le grammature indicate. In questa situazione non bisogna farsi problemi, bisogna contattarmi e dirmi che c’è questa difficoltà. Quello che, purtroppo, succede spesso, è che il paziente non mi dice nulla, inizia ad accumulare sgarri e poi, visto che i risultati non potranno mai esserci in queste circostanze, interrompe il percorso.

Convivialità: questa è la seconda possibilità. Il piano è strutturato alla perfezione, non si è troppo affamati né troppo sazi, ma ci sono più extra del previsto. L’aperitivo con gli amici, la cena di lavoro, il pranzo di famiglia: queste e molte altre sono le possibili fonti dello sgarro. Quindi, se nel primo caso il problema è condiviso tra me e il paziente, qui io ne rispondo un po’ meno. Durante la visita chiedo sempre il numero di pasti liberi che si ipotizzano, quindi il paziente potrebbe tranquillamente dirmi 2-3. Ciò che dovrò fare a quel punto è impostare il resto del piano per bilanciare questa frequenza, niente di complica, ma bisogna saperlo. Chiariamo: se una settimana siamo obbligati a partecipare a due cene a base di pizza va bene, supereremo questo ostacolo. Se questo schema diventa abitudine e non si studiano insieme le contromisure da adottare sul piano mi spiace, non c’è santo che tenga, si andrà incontro a un fallimento.

Quindi, sgarrare durante la dieta è davvero un problema? Purtroppo sì, lo è.
Come abbiamo visto bisogna capire perché si sgarra, a seconda delle due origini dello sgarro alimentare si va a impostare la correzione più adatta per rimettersi sulla strada giusta verso il nostro obiettivo.

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